venerdì 13 dicembre 2019

Consigli libreschi per Natale pt.2

Buon venerdì lettori, sta per iniziare il weekend, e ne approfitto, essendo probabilmente quello dell'acquisto dei regali di Natale, a consigliarvi qualche libro che, io stessa, vorrei!



Lettere a Howthorne di Herman Melville. Un carteggio tra due pilastri della letteratura di sempre, uno dei modi, a mio parere per entrare nelle vite degli artisti e quindi per poter scoprire a pieno anche la loro opera. Edito liberilibri, prima pubblicazione nel 1994, seconda pubblicazione nel 2019, prezzo di copertina €9,00. Potete saperne di più cliccando QUI. In generale, è una casa editrice che ho scoperto da poco e il cui catalogo mi ha colpita parecchio. Quindi se cercate temi un po' più complessi, potete dare direttamente un'occhiata al loro catalogo completo sul sito!





Spring girls di Anna Todd. L'autrice di After, la saga che ha conquistato il mondo e anche lo schermo cinematografico, racconta la storia di Meg, Jo, Beth e Amy Spring, quattro sorelle che vivono con la madre mentre il padre è in missione in Iraq. Ai più attenti questa storia e questi nomi diranno qualcosa di più. Infatti è un omaggio al classico senza tempo "Piccole donne", che ha incantato i lettori di ogni generazione. Riprende la storia da qui, adattandola ai tempi moderni. Edito dalla Sperling, per saperne di più cliccate QUI.




Caro amico ti scrivo.. di Luca Amerio e Susanna Mariani. Un fumetto che rende omaggio al cantautore bolognese, una delle voci che ha fatto la storia della musica italiana, senza tempo, senza età. Attraverso i personaggi e le storie delle sue canzoni riscopriamo la sua vita, le sue passioni.. Edito BeccoGiallo (anche in questo caso vi consiglio di guardare l'intero catalogo!) se volete saperne di più cliccate QUI. Di questo, tra l'altro, ve ne parlo presto.








mercoledì 11 dicembre 2019

Recensione "Colori ribelli" di A. Milardi - edito Milena Edizioni

In tempi moderni, qualsiasi cosa è caratterizzata da una divisione colori maschili-colori femminili. 
Nei negozi si vedono pareti di vestitini azzurri e pareti di vestitini rosa.
Il colore di un fiocco fa intendere il sesso del bambino appena nato. 
Le macchinine sono giochi per maschi, le bambole per le femmine.
Se qualcuno gioca con qualcosa "appartenente" all'altro genere viene visto male dalla società, così come se indossa altri colori. 

Ma un colore, in realtà, non identifica niente.
E' solo una convenzione ideata dalla società.
Sessi, generi, orientamenti stereotipati. 
Poca libertà, linee da seguire.

E' questo il tema del libri di cui oggi vi voglio parlare.

TITOLO: Colori ribelli
AUTORE: Antonella Milardi con illustrazioni di Alessandro Coppola
CASA EDITRICE: Milena Edizioni
PUBBLICAZIONE: Ottobre 2018
GENERE: Libri per bambini/ragazzi
FORMATO: Copertina rigida, 32 pagine, illustrato
PREZZO: €14,90 cartaceo
VOTO: 4,5 / 5 
SINOSSI: I colori rosa e celeste, stanchi della vita a cui li condanna l'umana e arbitraria distinzione di genere, decidono di scambiarsi i ruoli: tutto ciò che è colorato di celeste diventa rosa e viceversa. Gli adulti, a differenza dei bambini, sono molto turbati dall'improvviso cambiamento. Si mobilitano tutti i capi di stato, le forze armate e gli specialisti di ogni settore scientifico e paranormale. Quali saranno le ipotesi avanzate dagli specialisti? Riusciranno a far tornare i colori al posto "giusto"? 

Un breve racconto per bambini, che ho letto in circa 15 minuti. 
Il tono è simpatico, leggero e ben comprensibile. 
Versi in rima, che mantengono l'attenzione e fanno scorrere veloce il testo. 
Un modo molto leggero, adatto appunto ai bambini, di presentare un tema su cui però va fatta una riflessione ben più profonda. 
Ho deciso di leggere questo breve libro pur non essendo più una bambina e pur non avendo bambini con cui leggerlo, e ammetto che lettura si è rivelata all'altezza delle aspettative. 

Molto interessante l'introduzione per i genitori in cui è espressa la tendenza della società a stereotipare, a ridurre la differenza maschio-femmina a una linea netta di confine, che corrisponde ad una divisione di giochi, vestiti, attività, comportamenti, atteggiamenti, modi di dire,...con l'invito poi di tralasciare tutto ciò per promuovere e anzi, esaltare la diversità, assecondarla, appoggiarla. 
Si presenta quindi come un racconto per bambini, volto probabilmente a far capire ai bambini che non esistono, in fondo, divisioni. 
Che non si deve e non si può prendere in giro un bambino, se gioca con una Barbie, o una bambina, se gioca a calcio. 
Ma in fondo, come molti libri per bambini, l'insegnamento più grande è volto agli adulti. 
Perchè l'inizio della divisione è stata dettata da comportamenti loro, da strategie di mercato, aziendali,..
Perchè sono gli adulti i primi ad attribuire colori precisi ai neonati a seconda del loro sesso.

Una storia leggera, simpatica, riflessiva. 
Ottime rime.
Ottime illustrazioni che accompagnano il testo.
Ottima lettura da poter fare coi bambini per potergli insegnare, delicatamente, che si può essere tutti uguali.
Ottima lettura anche per i grandi, perchè per certi temi non si è mai troppo grandi. 




giovedì 5 dicembre 2019

Recensione "Non mi piacciono i film di Anna Magnani" edito Graphofeel

Siamo negli anni '50. 
La Seconda Guerra Mondiale è appena finita.
L'Italia, ma così tutto il mondo, ha appena vissuto anni di dolore, di morte, di distruzione. 
Ci si sta risollevando, ci si sta provando.
Si sta sperando.
Con la fine della guerra è cambiato anche l'assetto politico.
Non c'è più la monarchia, in Italia. 
Infatti, con il referendum del 2 giugno nel 1946 è stata sancita la nascita della Repubblica.

Questo è la cornice del caso di cronaca che l'autore, Mario Pacelli, ci racconta in questo libro.
Cronaca dimenticata, probabilmente.
Cronaca che, chi non ha vissuto in quegli anni, non ha mai sentito nominare, come me.
Cronaca irrisolta.
Cronaca forse un po' offuscata e messa da parte a causa di tutte le problematiche e tutte le persone che ha coinvolto. 

E' l'11 Aprile del 1953 e sulla spiaggia di Torvaianica, a Roma, viene ritrovato il corpo senza vita di una giovane donna, Wilma Montesi. 

La ragazza, di appena ventun'anni, si diceva aspirasse al cinema.
Infatti, in quegli anni, a Roma stava fiorendo Cinecittà, uno dei centri principali del cinema di allora. 
Aveva fatto qualche comparsa in qualche film. 
Questo tema dà anche il titolo al libro, "Non mi piacciono i film di Anna Magnani", una frase che disse la ragazza il giorno della scomparsa alla sorella, con cui sarebbe dovuta andare al cinema a vedere proprio un film con protagonista la Magnani. 

Dopo un'autopsia, di cui però non si hanno risultati certi, il caso fu chiuso. 

Nelle indagini, però. rientrerà l'ambiente politico, facendo emergere lotte di potere, un lato oscuro del governo fatto di droga, relazioni scomode, feste illecite. 
Emersero così molti punti deboli, molti "buchi" presenti nel sistema.

Ma non si arrivò mai ad una conclusione netta e il caso, che in quegli anni occupò le maggiori pagine di cronaca, venne archiviato.

TITOLO: "Non mi piacciono i film di Anna Magnani"

AUTORE: Mauro Pacelli
CASA EDITRICE: Graphofeel

PUBBLICAZIONE: 2019
PAGINE: 168, copertina flessibile
PREZZO: €15,00 cartaceo, €7.00 digitale
VOTO: 4 / 5
CONSIGLIATO: Si, a chi è interessato alla storia del dopoguerra, alla politica, alla cronaca nera, a scoprire segreti, intrighi, bugie...



Mauro Pacelli, funzionario della camera dei deputati e sempre occupatosi di storia parlamentare, ci offre in queste pagine un'esposizione chiara di un fatto di cronaca nera, senza conclusioni, senza romanzare, senza risoluzioni, perchè non ce ne possono essere.

In un susseguirsi di persone, fatti, avvenimenti, descrizioni che a primo impatto può destabilizzare un lettore totalmente estraneo al caso (come me, che non ne avevo mai sentito parlare e non ho familiarità con la storia e i personaggi del tempo), traccia una linea logica e continua.

Usa un linguaggio chiaro ma non banale, comprensibile ma tecnico ed elevato, che mantiene attenta l'attenzione del lettore senza farlo cadere in una lettura automatica. 
Ottima capacità comunicativa, i fatti sono esposti in modo eccellente, non ci sono domande lasciate in sospeso nella spiegazione, punti ciechi in cui il lettore si possa perdere, fatti non esposti in modo chiaro e completo.
Dà, al lettore più estraneo, tutti i componenti per potersi fare un'idea del tempo, della situazione, dell'ambiente, delle ideologie diffuse. 
Non è difficile entrare nell'ottica del tempo, provare ad immedesimarsi nella mentalità diffusa, grazie alle ricche esposizioni e all'elevata chiarezza di esposizione. 

E' una lettura non semplice, che richiede concentrazione.
E' una lettura che, a mio parere, per essere portata a termine richiede interesse nell'ambito, nella società, nella storia del dopoguerra. 

Quindi mi sentirei di consigliarla a chi realmente interessato a scoprire intrighi, segreti. 
Ma sicura che, portarla nuovamente alla luce, in un'epoca in cui è stata totalmente dimenticata, sia stato un atto molto giusto e importante. 
Per cui ringrazio la casa editrice Graphofeel per avermi dato la possibilità di leggere questo libro, di aver arricchito il mio bagaglio di conoscenza, per avermi fornito un quadro generale di un'epoca a me lontana e con cui, forse, posso riuscire ad interpretare in modo più oggettivo altri aspetti di quegli anni. 

venerdì 15 novembre 2019

Recensione "Il mistero Van Gogh" ~ Sperling&Kupfer

Avevo iniziato a scrivere la recensione, lasciando vuota l'ultima parte, quella del giudizio complessivo, in attesa di terminare la lettura. 
Pensavo di finirla in meno tempo, il libro non è troppo grosso, l'argomento mi interessa, scorre veloce. 
Eppure, alcune cose, mi hanno bloccato rallentandone la lettura.
Un po' per volere, non volevo finisse, volevo tenerlo con me ancora per un po'. 
Un po' per dovere, perchè ogni sera, al termine di un capitolo, avevo in testa le parole appena lette, parole di vita vissuta, parole vere. E allora mi si stringeva la gola e gli occhi mi diventavano lucidi, e non riuscivo ad andare avanti. 

La stessa cosa è successa stasera, quando ho girato, e chiuso, l'ultima pagina. 

Ho spento la luce, ho tirato su la coperta cercando di addormentarmi. 
Qualcosa però ha bloccato le mie intenzioni, fino a dovermi alzare, prendere il computer, cancellare tutto e ricominciare da capo.

Vincent era lì, nella mia testa. Con le sua parole, le sue lettere, i suoi viaggi, le sue convinzioni, i suoi disegni. 

E con lui tutti gli altri protagonisti di questo meraviglioso viaggio appena compiuto, mentalmente, tra le pagine.

C'è l'altro Vincent, il nipote del pittore che, per differenziarsi e non confondersi con lo zio, si farà chiamare "l'ingegnere".
C'è Theo, il fratello di Van Gogh con cui ha un rapporto viscerale, di simbiosi. 
C'è Johanna, moglie di Theo, personaggio semi-invisibile in questo libro, ma importante per tutta la storia. 
Ci sono i genitori, sempre pronti ad accogliere il figlio, anche senza condividere le sue scelte, le sue condizioni di vita.

"Mentre viaggio tra le brughiere olandesi, 
mi ritrovo spesso a rileggere
 le lettere scritte da Vincent
nei luoghi che sto visitando. 
Alle sue pagine alterno quelle di mia madre, 
che offrono un punto di vista 
sempre molto affettuoso 
su ciò che capita in famiglia 
e addolciscono anche 
gli episodi più duri e i dolori più lancinanti."

"Il mistero Van Gogh" di Costantino D'Orazio, edito Sperling&Kupfer e pubblicato ad Ottobre 2019, è uno straordinario lavoro dell'autore tratto da un diario lasciato dal nipote del pittore, Vincent. Non conobbe direttamente lo zio, morì quando lui aveva solo qualche mese. Lo vide solo un paio di volte, forse. Una di queste, come racconta lui stesso tra queste pagine, il pittore gli regalò un nido di uccello, era il periodo in cui ne era ossessionato. Lo aveva raccolto lui, ma spesso pagava altri che cercassero e raccogliessero per lui nidi, ne aveva di ogni forma e di ogni tipo. Vincent, o meglio, l'ingegnere non si interessò neanche mai troppo all'arte, come può evidenziare il nome che lui scelse per identificarsi. Un giorno però, spinto dalla voglia di risposte a molti interrogativi che da sempre aleggiano sulla figura del pittore, decide di partire e di ripercorrere tutte le tappe che lo zio ha toccato nella sua vita. Va nelle città in cui ha vissuto, nei posti in cui ha alloggiato, nei luoghi in cui dipingeva, parla con chi, ai tempi, lo ha conosciuto.. Ha la fortuna di poter trarre tutte queste preziose informazioni dal fittissimo scambio di lettere che lo zio ha sempre intrattenuto con il fratello, nonché padre dell'ingegnere, Theo. Van Gogh, che in vita non è mai riuscito a fare della sua passione una vera e propria carriera redditizia, passò la vita facendosi mantenere da una cifra che ogni mese il fratello gli mandava. Ogni tanto, quando questa non gli bastava, tornava a casa dai genitori, anche se qui non si sentiva benvoluto. Il fratello, inoltre, ricevette per tutta la vita ogni disegno e ogni dipinto che Vincent realizzava, con il compito di venderli. Non ne vendette mai uno, se per volontà o per mancanza di interessati non si sa precisamente. 

D'Orazio, in questa scalata geografica verso la fine del pittore, attua scelte stilistiche e contenutistiche che rendono il libro appartenente ad una sfera più elevata rispetto a molti libri narranti aspetti relativi alla storia dell'arte. 
Non so se possa definirla deformazione semi-professionale ma, da laureanda in storia dell'arte,  dopo aver letto le sole 33 pagine prima dell'inizio del viaggio vero e proprio, quelle dell'introduzione se vogliamo identificarle, ho esclamato un grande, grandissimo "Wow!". 
Espone una contestualizzazione impeccabile, che tocca veramente ogni aspetto:
  • espone i luoghi principali toccati nella vita del pittore, ognuno periodizzato;
  • espone i principali soggetti che hanno fatto parte della vita del pittore, che siano familiari, amici, colleghi...;
  • parte dalle origini, dal peso che il nome Vincent aveva sulle spalle della famiglia;
  • si pone domande, e allo stesso tempo le pone a chi si accinge a leggere le pagine a seguire. Questo è, per me, la base fondamentale da cui partire per una ricerca o uno studio.

Con parti di diario e di lettere introduce il lettore in una sfera privata e sentimentale, che lo avvicina in un modo esorbitante alla vicenda, tanto da viverla quasi in prima persona attraverso le tappe che percorre. 
Ottima ed interessantissima l'alternanza di parti puramente artistiche, descrittive del suo lavoro, dei luoghi, dei soggetti, degli studi, a parti di vita privata, di scelte, di decisioni, di sentimenti, di pensieri. 
Il lettore, così, riesce a essere vicino al protagonista e a farsi di lui un'idea totale, a 360°. 
Uso di un linguaggio molto semplice, ma non banale, in grado di far sentire propria la storia anche a chi, magari, si trova per la prima volta dentro alla storia così particolare, difficile e piena di interrogativi di Van Gogh. 
Per cui penso che possa essere una lettura consigliata a tutti, 
grandi e un po' meno grandi, 
esperti o totalmente estranei all'artista,
appassionati o vogliosi di una storia, bella, intensa, toccante. 
Per chi sa, ma soprattutto vuole, andare oltre alle apparenze.
Per chi ha sete di conoscenza.
Per chi cerca risposte.
E per chi cerca domande, perché penso proprio che questo libro sia un gran bello stimolo a chiedersi sempre più perché. 

lunedì 11 novembre 2019

Consigli librosi novembre 2019 !

Passato Halloween, si sa.. È ormai tempo di Natale!
Le luci per strada, gli addobbi, le decorazioni..
Le vacanze, la neve, i viaggi in montagna programmati, o perché no, al caldo!
I parenti, gli amici, gli auguri..
L'inverno, le sciarpe, i cappotti..
I dolci, il cenone, il pranzo..

E I REGALI!

Per me sono da sempre il punto più dolente, perché con certe persone non so mai, e dico MAI cosa regalare!
Di solito, in queste situazioni opto sempre per un libro. Lo scelgo con cura, così ho la coscienza pulita perché so di aver fatto un regalo di qualità!
Mi capitava proprio nei giorni scorsi di guardare le newsletter delle case editrici con cui collaboro che mi tengono aggiornata con le loro nuove uscite.
E nel mentre prendevo appunti segnandomi cosa potevo regalare, a chi e perché.
Ho quindi pensato, di segnalarvi qualche uscita anche a voi e consigliarvi qualche libro che potrebbe essere un regalo adatto, che io regalerei o che mi piacerebbe se mi regalassero, così che, se volete, potete prendere spunto per qualche regalo (agli altri, ma anche a voi stessi!)

Iniziamo con un "must" del momento, che ha scaturito una febbre generale. 
"La vita bugiarda degli adulti" di Elena Ferrante ed edita E/O. Ambientato a Napoli, racconta di Giovanna, che da bambina con un bel viso si sta trasformando in un'adolescente brutta. La città è divisa in due parti e Giovanna, cercando qualcosa, oscilla da una parte all'altra, senza però riuscire a venirne fuori. Ovviamente, se ancora non sono stati letti, consiglio sempre dell'autrice la tetralogia de "L'amica geniale", sempre edito E/O. Non ho ancora letto quest'ultima uscita, in libreria tra l'altro da veramente pochi giorni, ma penso che lei sia una garanzia, e a brevissimo mi recherò in libreria per acquistarlo, e non vedo l'ora! Link per acquistarlo cliccando QUI. 



Proseguiamo con i volumi di una collana iniziata circa un anno e mezzo fa e non ancora conclusa. E' edita Iperborea, e già il titolo della collana dice tanto "The Passenger. Per esploratori del mondo". Penso possa essere un regalo perfetto per chi ama viaggiare, sia fisicamente sia mentalmente. Perchè penso che con le descrizioni accurate, le immagini, i racconti dei posti trattati, possano rendere possibile un viaggio con la fantasia. Rendono possibile la conoscenza di luoghi meravigliosi anche a chi è impossibilitato, per un motivo o per un altro, a recarvisi personalmente. Senza ombra di dubbio, poi, possono essere usate come meravigliose guide per preparare o effettuare un viaggio. Sono stati pubblicati 7 volumi, e due sono in attesa di pubblicazioni. Tra di essi troviamo Giappone, Berlino, Grecia, Olanda,... Link per acquistarli cliccando QUI.



Libro di cui negli ultimi tempi su Instagram e nei vari blog si è parlato veramente tantissimo, "Pink Tank. Donne al potere. Potere alle donne." edito Fandango Editore, una delle mie prossime letture. Uno spaccato sulle donne che fanno parte della politica italiana, con varie domande sul perché la donna non ricopra mai vari compiti o incarichi. Racconti delle loro storie, di come hanno iniziato questo cammino, dei loro sogni e progetti... Link per acquistarlo cliccando QUI.




Passiamo ad una collana di poesie, anche questa pubblicata poco tempo fa da Bompiani. "CapoVersi" è una collana di poesia contemporanea, formata da autori del Novecento e del Duemila, che spazia in ogni lingua, in ogni territorio. Si presenta con il testo originale a fronte (per me è una caratteristica importantissima perchè permette di fare confronti tra l'originale e la traduzione). Per ora sono stati pubblicati tre titoli: Ashbery, Chodasevic e Parra. Link per acquistarli cliccando QUI. 





Sono scontata, perchè lo ripeto sempre. Ma per me è così. NNEditore è sempre una garanzia quindi, anche se non l'ho letto ancora, sento si potervelo consigliare. Stiamo parlando di "Io sono la bestia" di Andrea Donaera. Ambientato in un contesto mafioso, parla di una moltitudine di personaggi. La storia ruota intorno a Mimi, un boss, il cui figlio, Michele si è suicidato. Si pensa che il motivo sia un rifiuto di Nicole, la ragazza a cui aveva fatto un regalo. Mimi così la rapisce, per vendetta. Attorno a ciò si narra, a più voci, la storia dei personaggi che per volere o per dovere sono collegati a questa vicenda. Link per acquistarlo cliccando QUI.



Per oggi mi fermo qui, anche se i libri che vorrei e che, quindi, vi sto consigliando sono tantissimi. Ma per fortuna a Natale manca ancora circa un mese e mezzo, e so che in questo arco di tempo ne saranno pubblicati altrettanti, che man mano vi consiglierò.
Fatemi sapere se ne avete letto qualcuno o se lo acquisterete, così potete darmi il vostro parere!





lunedì 28 ottobre 2019

Recensione "Breve storia dell'alchimia" edito Graphofeel

C'è stato un periodo durante gli anni del liceo, seppur breve, in cui la mia idea per il mio futuro era quella di studiare chimica all'università.
Per fortuna l'ho abbandonata presto, perchè non sarebbe stata la scelta giusta, non sarebbe stata la facoltà adatta a me, e quindi ho virato su una scelta umanistica. 

Ricordo però perfettamente la magia della lezione che fece scattare in me quella voglia.

Era una delle prime vere e proprie lezioni di chimica, noi, sedicenni senza la minima idea di quel che volevamo, non ne sapevamo molto. Così, la professoressa, ha deciso di partire in modo molto leggero. Una lezione introduttiva, sviando un po' dal programma, per farci comprendere che c'era del bello in quella materia che ci trovavamo costretti a studiare.

Una domanda. Lei alla cattedra, noi ai banchi.

"Ma voi sapete cos'è l'alchimia?"

Silenzio. Ci aveva ammutoliti.
Poi però ha iniziato a parlare, conquistandoci.

Alchimia : "Arte, nata in Egitto nel I secolo d.C. che si proponeva la manipolazione e trasformazione dei metalli e in particolare la loro possibile tramutazione in oro o in rimedi per il prolungamento della vita" (fonte Vocabolario Treccani).

Dall'alchimia, poi, derivò la chimica. 
Ma prima bisogna compiere un viaggio. 

E' il percorso che Stefano Valente, glottologo e lusitanista, studioso di lingue e letterature ibero-romanze compie nel suo libro, "Breve storia dell'alchimia", edito da Graphofeel e pubblicato a Maggio 2019. 


Per acquistarlo e avere più informazioni potete CLICCARE QUI.

Il saggio, composto da 112 pagine e il cui prezzo di copertina è €17.00, racconta la storia dell'alchimia passando per tutte le sue fasi -dall'Egitto all'alchimia nella psicologia di Jung, passando per Flamel, per Paracelso e l'uso dell'alchimia in medicina, poi ancora per i Medici di Firenze, per Newton, per Cristina di Svezia, una "regina alchemica"- facendo viaggiare il lettore con la mente. 

"Dèi, simboli, rituali. Icone, geroglifici,visioni. E negromanti, medici, chimici, astrologi, fisiognomici. Cialtroni, profeti e nuovi messia. Eruditi e avventurieri. Sovrani assillati dalla ricerca della verità e collezionisti d’ogni sorta di stramberia. Sacerdoti ed eretici, filosofi e santoni, sette occulte. E biblioteche, pagine enigmatiche, predizioni, falsi oracoli; laboratorî, antri sotterranei, alambicchi e fornelli. L’alchimia analizzata e narrata come un racconto di interconnessioni e concatenazioni, trovando nessi impliciti ed espliciti tra contesti storici, sociali e culturali apparentemente diversi. Un saggio che unisce sintesi e rigore scientifico, corredato di belle illustrazioni a colori."

E' infatti molto coinvolgente la lettura.
Storie personali intrecciate a storie scientifiche.
Immagini, note, specificazioni che aiutano il lettore ad entrare a 360° nel testo. 

Un libro pieno di incanto, di misteso, sin dalla prima pagina, quando vengono presentate le quattro fasi dell'alchimia.
Nigredo : stadio di dissoluzione, morte e putrefazione della materia.
Albedo : sublimazione e purificazione mediante calcinazione.
Citrinitas : combustione.
Rubedo : la materia si ricompone mediante fissazione.

Termini scientifici, alcuni. Che i miei studi scientifici liceali mi hanno aiutato a comprendere. Ma il libro sa andare oltre. Sa essere un libro adatto a chiunque. 
A chi ha conoscenze nel campo.
A chi ne è appassionato.
Ma anche a chi, semplicemente, ha voglia di un cammino magico, di avventurarsi in qualcosa di affascinante.
Come che, all'apertura del libro, un incantesimo ci facesse vedere tutto con un occhio diverso.
Perchè sono sicura che dopo questo itinerario nella storia di questa affascinante disciplina, sin dalle sue origini, in ogni campo che tocca, tutti noi siamo in grado di scorgere un po' di magia, o, perchè no, stregoneria, anche intorno a noi.

mercoledì 9 ottobre 2019

Rece-Film "Yesterday", 2019

Cari lettori,
mi approccio oggi a fare una cosa molto insolita per me.
Ma ne sento la necessità.
Non sono solita recensire e/o parlarvi di film, specialmente perché non mi piace più di tanto andare al cinema e lo faccio davvero raramente.

Ieri sera, e sospirando dico purtroppo, sono andata a vedere "Yesterday" ed ho deciso di parlarvene perché sono uscita dal cinema veramente delusa ed arrabbiata.





TITOLO: Yesterday
REGIA: Danny Boyle
USCITA AL CINEMA: Settembre 2019
DURATA: 116 minuti 
GENERE: Commedia, fantastico, musicale
ATTORI PRINCIPALI: Himesh Patel, Lily James, Ed Sheeran, Joel Fry, Kate McKinnon

Premetto che le poche volte che vado al cinema scelgo il film di pancia, senza leggere la trama o guardare il trailer.
Di solito a guidarmi sono una pubblicità vista su un social o sentita per radio, la presenza di un attore che mi piace particolarmente o un argomento che così a primo impatto mi ispira.
E quindi, da fan dei Beatles, non potevo non andare a vedere questo film.
Prima che la visione iniziasse ero a conoscenza di due cose.
1- Nel cast era presente Ed Sheeran nel ruolo di Ed Sheeran (e su questo punto ci tornerei dopo)
2- La storia parlava di un giovane musicista, Jack, che una mattina si sveglia in un mondo in cui nessuno conosce i Beatles e lui diventa famoso cantando le loro canzoni.
Partendo dal secondo punto, vi spiego un po' la trama. La storia inizia appunto con Jack, un normalissimo ragazzo inglese che lavora in un supermercato, che ha la passione della musica. Suona in qualche locale, ma niente di più. Non riesce a sfondare. Una sera, mentre in bicicletta sta tornando a casa dopo l'ennesima serata andata male, ci sono 12 secondi di blackout mondiale, e durante questo intervallo di tempo viene investito da un autobus. Portato in ospedale, si sveglierà in un mondo in cui nessuno conosce i Beatles, la Coca Cola, le sigarette...e già qui qualcosa comincia a cedere. Non c'è un filo logico tra le cose dimenticate. Sono elementi casuali che vengono fuori man mano che la storia va avanti da situazioni completamente scollegate tra loro. Inoltre (e questa è la cosa bella, non rischio di svelare un ipotetico finale) non si dà una spiegazione al perché tutti si siano dimenticati qualcosa, al cosa sia successo in quei 12 secondi nel mondo. Questo buco si fa ancora più largo e profondo perché, mio umile pensiero, se fosse solo lui a ricordarsele si potrebbe pensare che stia vivendo una sorta di storia parallela, un sogno (che pur andrebbe contestualizzato!!), ma in un certo punto del film si scopre che anche altre due persone ricordano le canzoni dei Beatles. Anche questo elemento però, ahimè, non viene messo in luce in modo adeguato e la scena muore sul nascere.
Non esiste un vero e proprio finale. C'è una sequenza di avvenimenti decisamente prevedibili (ma questo non sarebbe un problema, la maggior parte dei film hanno dei tipi di rapporti e comportamenti stereotipati che si sa che andranno a finire in un certo modo...). È come che la storia iniziasse, si aprisse, continuasse e poi finisse lasciando puntini di sospensione alla fine per sapere le risposte al "E dopo?" "E quindi?" e con enormi buchi in mezzo, con l'assenza delle risposte ai "Perché è successo questo?" "Come è successo?" "Da dove deriva ciò?". 

I personaggi non vengono presentati in modo completo. Sappiamo qualcosa dalle vicende del presente e sappiamo qualcosa in più (molto poco) da flashback del passato.

I dialoghi e il doppiaggio credo siano il tasto più dolente. E ciò mi ha stupito perché conosco altri lavori dei doppiatori che hanno lavorato al film (Benedetta Degli Innocenti, la doppiatrice di Ellie, la migliore amica di Jack nel film, è la doppiatrice di Megan Montaner, Manuel Meli, il doppiatore di Ed Sheeran, è il doppiatore di KJ Apa in Riverdale), ma la leggerezza, la stranezza e la poca cura nei dialoghi e nelle situazioni hanno fatto si che anche il doppiaggio risultasse piatto, senza enfasi, con lo stesso tono quasi in ogni scena, che fosse allegra, triste, arrabbiata, delusa. Ciò era in contrasto con le espressioni degli attori, che invece mi sono piaciuti abbastanza. 

Ora passiamo al punto 2, Ed Sheeran. Apparizione del personaggio del tutto casuale, non credibile e leggermente fuori luogo per l'assurdità della situazione. Dialoghi e battute del personaggio che, a mio parere, erano in netto contrasto da Ed Sheeran artista (e per questo vorrei veramente vedere il film in lingua originale per capire se il problema sta all'origine del dialogo o nella traduzione italiana. 

Cosa si salva del film? 
Le canzoni, la musica (che comunque, specifico, non è tanta, per nulla). 

E l'idea. E questo è il motivo per cui sono uscita veramente amareggiata. L'idea di base, il mondo che si dimentica dei Beatles tranne il protagonista, sarebbe stata bellissima. Si sarebbe potuta creare una base solida come trama. Senza che fosse reale, insomma non può succede che tutto il mondo si scordi di un pezzo di storia della musica, ma almeno dare un motivo a ciò. Da qui si sarebbe potuta sviluppare una storia interessante, commovente, fatta di sogni di un giovane musicista con tanta voglia di fare dei propri sogni il lavoro di una vita, e al tempo stesso creare un gran tributo a una band che è storia. 

Morale della favola. Sono uscita dal cinema dicendo alla mia amica "La prossima volta il film lo scegli tu!" 

Voto 2.0 / 5.0 

lunedì 7 ottobre 2019

Recensione "Radio Caroline" di P.D. Zavaglia, Graphofeel.

Siamo negli anni '60, in Inghilterra.
Quando e dove inizia ad emergere una musica che diventerà indimenticabile, parte della storia mondiale. 
I Beatles cantano Yesterday, Eleanor Rigby, Yellow Submarine,...
I Rolling Stones cantano Satisfaction, Paint It Black,...
C'è però un elemento che fa parte del nostro quotidiano, che ai tempi non era così libero di esprimersi e di far passare la musica del momento, quella che impazzava tra i giovani. 
Erano le radio. 
Dopo la fine della guerra si stava vivendo un aumento di livello del settore economico. 
Nuove mode si stavano diffondendo, e con queste anche un nuovo genere di musica, il rock. 
Erano presenti però poche frequenze e a dominare la scena era la BBC, che però aveva limitazioni. 
Doveva, infatti, attenersi a un tempo prefissato in cui poter trasmettere musica, e poteva trasmettere, in ogni caso, solo quella di alcune major discografiche con cui aveva accordi. 
E' così che, da alcuni giovani, nasce un nuovo progetto. 
Lo sviluppo di radio "pirate" in cui poter trasmettere la "loro" musica. 
Quella musica di ragazzetti fino ad allora quasi sconosciuti.
Quella musica prodotta da case discografiche minori che probabilmente non potevano permettersi, o comunque non avevano il privilegio di poter passare sulla radio della BBC. 
Quella musica che, in poco tempo, divenne conosciuta a livello mondiale.
Che si è ballata in ogni festa organizzata da tutti i giovani degli anni '60 e '70. 
Quella musica che, ancora oggi, è iconica. E che probabilmente lo sarà sempre. 

Beatles, Yellow Submarine,1966


Rolling Stones, Satisfaction, 1965

Fu così che Ronan O'Rahilly, ragazzo irlandese di allora 24 anni, spinto dalla voglia di differenziarsi dalla tradizione e di stare al passo coi tempi decise di prendere una vecchia barca, ristrutturarla e trasformarla in una stazione radio. 
La domenica di Pasqua del 1964 ci fu la prima trasmissione mandata in onda su Radio Caroline 199. 



Dopo di che non fu tutto liscio e facile.
Lo Stato non fece passare la nascita di questa e di tante altre radio come niente fosse, e Radio Caroline, per essere riconosciuta ci mise veramente molto tempo. 

"Radio Caroline" di Pietro Domenico Zavaglia è un perfetto docu-libro sull'argomento. 
Lettura semplice ma dettagliata. 
Racconta i fatti con una precisione assoluta.
Linguaggio colloquiale, precisazioni e modo di esprimersi dell'autore che invoglia il lettore a proseguire.
Il tutto accompagnato da numerose e bellissime foto che fanno immergere il lettore nella storia. 
La  presenza di aneddoti rende il tutto più simpatico e più vicino a noi. 


Geniale l'argomento. 
Parte della storia non solo inglese ma mondiale, ma purtroppo, almeno per la mia esperienza, emarginato e silenziato. 
Una lettura sorprendente, fresca, nuova, coinvolgente. 
Una lettura anche un po' "magica", perchè venire a contatto con la forza di volontà di questo gruppo di giovavi che ha "lottato" a suo modo per i propri diritti, per i propri gusti, per le mode e le tendenze di una generazione (o forse più), stringe un po' il cuore. 
Lettura consigliata veramente a tutti.
Giovani, e meno giovani.
Esperti del settore e no.

Un excursus della storia della musica radiofonica, importante per tutti. 
Perchè se oggi il panorama radiofonico è così vasto, forse, lo dobbiamo anche a lui.


mercoledì 2 ottobre 2019

Recensione "Anche noi l'America" di C. Henriquez, NNEditore.

                                  Migranti. 
                                                                                                              Barconi.
                                                                            Scafisti. 
                                                                                                                                               Porti.
                                                                        Centri di accoglienza.
                                           Mare.
          Attracco.
                                                                                                                                                         Sbarchi.
                                                               Clandestini.

Parole. Buttate qua e là, in qualsiasi discorso che negli ultimi mesi si fa in Italia. 
Come che, l'Italia, fosse il primo ed unico posto in cui sono avvenute migrazioni. 
Come che milioni di italiani non siano andati in America, così come negli altri stati europei, prima della seconda guerra mondiale per cercare lavoro, fortuna, serenità. 
Per cercare un tetto per i loro figli, uno stipendio per sfamare una famiglia, una vita dignitosa.
Come che tutti gli immigrati si facessero mantenere senza fare nulla. 
Come che nessuno si rimboccasse le maniche e facesse del proprio meglio sotto tutti gli aspetti.

Così come fanno i coniugi Rivera, Alma e Arturo, nel libro "Anche noi l'America" di Cristina Henriquez. Pubblicato nel 2016 da NNEditore, ristampato nel 2019, nel periodo forse più perfetto per leggere questo libro. 
Alma e Arturo, originari del Messico abbandonano la loro vita, la loro casa, il loro lavoro, la loro stabilità per trasferirsi in America. Spendono gran parte, se non tutti, i loro soldi per trasferirsi regolarmente, per iniziare una nuova vita. Non per voglia di cambiare, non per voglia di fare un viaggio, non perchè stiano lasciando qualcosa per un qualcosa di migliore. Ma perchè la loro unica figlia, adolescente, ha avuto un incidente. Un trauma cerebrale l'ha resa una persona diversa da quella che era. Parla poco, non risponde, si dimentica le cose, e così è costretta a girare con un quadernino verde in cui annota le cose importanti che potrebbero servirle. Maribel, questo il nome della ragazza, necessita di particolari attenzioni, una scuola adeguata, un percorso riabilitativo che la aiuti a tornare a ciò che è sempre stata. 
Partono, quindi. Arrivano in una nuova casa, in cui l'unico letto è un materasso buttato a terra. In una nuova città, in cui i supermercati vendono cose diverse, prezzi diversi. In un nuovo stato, in cui si parla inglese e non la loro lingua.
Hanno anche dei nuovi vicini, che accompagnano nella narrazione la famiglia Rivera. Sono i Toro, un'altra famiglia immigrata già anni prima e con un figlio della stessa età di Maribel, Mayor. Il ragazzo si innamora a prima vista di Maribel, che anche dopo l'incidente ha mantenuto la sua strabiliante bellezza. 



Attraverso un percorso narrativo a più mani, che tocca i punti di vista di tutti i protagonisti esclusa Maribel, veniamo a conoscenza della vita che questi immigrati latini fanno in America. Conosciamo come si sono o non sono integrati, che cosa fanno nel loro quotidiano, cosa sognano, cosa provano, cosa pensano. 
Conosciamo l'immensa forza di volontà che essi mettono in ciò che fanno. 
Perchè ci credono. 
Perchè hanno bisogno di ciò per cui stanno lottando. 
Perchè sanno mettere da parte tutto, a volte anche la dignità di essere umano, quando le necessità della famiglia sono più importanti. 
Con una dolcezza disarmante la Henriquez ci racconta tutto questo. 
In un libro con un linguaggio diretto, pacifico, comprensivo. 
Attraverso una storia coinvolgente, toccante. 
Una storia che può essere la storia di milioni di persone. 
Una storia che dovremmo sentire anche un po' nostra.
Per ogni volta che critichiamo senza sapere.
Per ogni volta che parliamo senza conoscere.
Per ogni volta che consideriamo il mondo diviso in paesi e non abitato tutto da esseri umani. 

Orgoglio, forza di volontà, voglia di farcela, riscatto, coraggio. 
Elementi che emergono in ogni pagina da ogni personaggio che ci racconta la propria storia. Dalle origini, al presente, passando per i motivi e le avventure che lo hanno portato ad essere ciò che è.


sabato 21 settembre 2019

Recensione "I duellanti di Algeri" di F. Randazzo

Buongiorno a tutti e buon sabato!
Weekend, tempo libero e quindi tempo di un buon libro!

E' per questo che ho deciso di parlarvi, proprio oggi, dell'ultimo libro che ho letto. 
I duellanti di Algeri scritto da Francesco Randazzo edito Graphofeel e pubblicato nel 2019. Potete acquistarlo cliccando QUI.



"Juan de la Pincha?"
"Sì?"
"Antonio Dògradi, ricercatore all'Università di..."
Mi interruppe bruscamente con uno sbuffo spazientito e sbottò:
"Piuttosto lontano. Che ci fa qua?"
"La stavo aspettando".
Negli occhi gli balenò un allarme.
"E perchè?"
"Sto facendo una ricerca, voi potreste aiutarmi".
"Che ricerca?", chiese, sospettoso. 
"Sto cercando testi sulla prigionia di Cervantes ad Algeri. E sulla presunta sua amicizia con Antonio Veneziano, suo compagno di prigionia".
Mi guardò come se lo avessi minacciato di morte.

E' così, con questo breve estratto, che vediamo presentati tutti e quattro i personaggi di questo libro:
Juan de la Pincha, bibliotecario, personaggio un po' stravagante, bizzarro.
Antonio Dogradi, studente universitario, alla disperata ricerca di quello strano bibliotecario e delle nozioni che appartengono ad esso.
Miguel de Cervantes, famoso scrittore del Don Chisciotte della Mancia.
Antonio Veneziano, poeta siciliano.

Che i due scrittori, entrambi prigionieri ad Algeri, divennero amici è cosa nota, testimoniata anche dalle varie opere che i due si dedicarono a vicenda. E lo stesso libro si apre con la narrazione delle loro vicende da compagni di cella. Due menti straordinarie, due autori notevoli, che per passare il tempo, per ingannarlo, hanno molti argomenti comuni di cui conversare. Un apparente romanzo storico, basato sulle loro avventure.
Ma, come abbiamo visto dall'estratto, non sono gli unici due personaggi del testo. C'è, difatti, un salto temporale sino ai giorni nostri e un cambio di ambientazione, da Algeri a Salamanca. E' qui, infatti, che Antonio si reca nella sua ricerca. Questa storia, ricca di colpi di scena, invenzioni magnifiche e sorprese, sarà parallela alla storia vera, dei due autori. E anzi, gli farà da cornice, aiuterà a capire alcuni aspetti. 
Uno straordinario mix di svariati elementi in perfetto equilibrio tra di loro. Una padronanza linguistica, sempre adatta a personaggi/tempo/ambientazione non da poco, mai banale e scontata, mai fuori luogo. Una storia avvincente, da vivere pagina dopo pagina. 

Cosa ci resta, in fondo, d’ogni cosa,
forse persino della nostra esistenza,
se non la fantasia?”