Avevo iniziato a scrivere la recensione, lasciando vuota l'ultima parte, quella del giudizio complessivo, in attesa di terminare la lettura.
Pensavo di finirla in meno tempo, il libro non è troppo grosso, l'argomento mi interessa, scorre veloce.
Eppure, alcune cose, mi hanno bloccato rallentandone la lettura.
Un po' per volere, non volevo finisse, volevo tenerlo con me ancora per un po'.
Un po' per dovere, perchè ogni sera, al termine di un capitolo, avevo in testa le parole appena lette, parole di vita vissuta, parole vere. E allora mi si stringeva la gola e gli occhi mi diventavano lucidi, e non riuscivo ad andare avanti.
La stessa cosa è successa stasera, quando ho girato, e chiuso, l'ultima pagina.
Ho spento la luce, ho tirato su la coperta cercando di addormentarmi.
Qualcosa però ha bloccato le mie intenzioni, fino a dovermi alzare, prendere il computer, cancellare tutto e ricominciare da capo.
Vincent era lì, nella mia testa. Con le sua parole, le sue lettere, i suoi viaggi, le sue convinzioni, i suoi disegni.
E con lui tutti gli altri protagonisti di questo meraviglioso viaggio appena compiuto, mentalmente, tra le pagine.
C'è l'altro Vincent, il nipote del pittore che, per differenziarsi e non confondersi con lo zio, si farà chiamare "l'ingegnere".
C'è Theo, il fratello di Van Gogh con cui ha un rapporto viscerale, di simbiosi.
C'è Johanna, moglie di Theo, personaggio semi-invisibile in questo libro, ma importante per tutta la storia.
Ci sono i genitori, sempre pronti ad accogliere il figlio, anche senza condividere le sue scelte, le sue condizioni di vita.
"Mentre viaggio tra le brughiere olandesi,
mi ritrovo spesso a rileggere
le lettere scritte da Vincent
nei luoghi che sto visitando.
Alle sue pagine alterno quelle di mia madre,
che offrono un punto di vista
sempre molto affettuoso
su ciò che capita in famiglia
e addolciscono anche
gli episodi più duri e i dolori più lancinanti."
D'Orazio, in questa scalata geografica verso la fine del pittore, attua scelte stilistiche e contenutistiche che rendono il libro appartenente ad una sfera più elevata rispetto a molti libri narranti aspetti relativi alla storia dell'arte.
Non so se possa definirla deformazione semi-professionale ma, da laureanda in storia dell'arte, dopo aver letto le sole 33 pagine prima dell'inizio del viaggio vero e proprio, quelle dell'introduzione se vogliamo identificarle, ho esclamato un grande, grandissimo "Wow!".
Espone una contestualizzazione impeccabile, che tocca veramente ogni aspetto:
- espone i luoghi principali toccati nella vita del pittore, ognuno periodizzato;
- espone i principali soggetti che hanno fatto parte della vita del pittore, che siano familiari, amici, colleghi...;
- parte dalle origini, dal peso che il nome Vincent aveva sulle spalle della famiglia;
- si pone domande, e allo stesso tempo le pone a chi si accinge a leggere le pagine a seguire. Questo è, per me, la base fondamentale da cui partire per una ricerca o uno studio.
Con parti di diario e di lettere introduce il lettore in una sfera privata e sentimentale, che lo avvicina in un modo esorbitante alla vicenda, tanto da viverla quasi in prima persona attraverso le tappe che percorre.
Ottima ed interessantissima l'alternanza di parti puramente artistiche, descrittive del suo lavoro, dei luoghi, dei soggetti, degli studi, a parti di vita privata, di scelte, di decisioni, di sentimenti, di pensieri.
Il lettore, così, riesce a essere vicino al protagonista e a farsi di lui un'idea totale, a 360°.
Uso di un linguaggio molto semplice, ma non banale, in grado di far sentire propria la storia anche a chi, magari, si trova per la prima volta dentro alla storia così particolare, difficile e piena di interrogativi di Van Gogh.
Per cui penso che possa essere una lettura consigliata a tutti,
grandi e un po' meno grandi,
esperti o totalmente estranei all'artista,
appassionati o vogliosi di una storia, bella, intensa, toccante.
Per chi sa, ma soprattutto vuole, andare oltre alle apparenze.
Per chi ha sete di conoscenza.
Per chi cerca risposte.
E per chi cerca domande, perché penso proprio che questo libro sia un gran bello stimolo a chiedersi sempre più perché.
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