Quando ho visto per la prima volta un post dedicato a questo libro ho pensato “Ecco, mi ci rispecchio!” e così è stato anche dopo la lettura.
E penso che chiunque, per una cosa o per un’altra, potrebbe dire la stessa cosa.
Siamo tutte figlie di Eva (finchè...)
di Bellasia Isa.
Pubblicaco con YouCanPrint
132 pagine con copertina flessibile
Acquistabile a questo link a 11.00€
Vittoria, la protagonista, è una donna che apparentemente si può definire felice, con una vita perfetta. Ha una carriera realizzata, un lavoro che si è sudata e che le piace. Ha un marito che ama e che la ama. Ha amiche con cui ha condiviso gran parte della sua vita e con cui ha un rapporto con basi solide. Eppure ci sono fantasmi nella sua vita da cui non riesce a staccarsi. Perché fanno parte di lei, e il distacco fisico dalle persone che hanno causato tali “problemi” non è bastato. Vittoria dovrà, quindi, trovare una strada alternativa per mandarli via. Una strada fatta di altre certezze e di sé stessa.
Al termine della lettura non sono stata capace di formulare così a freddo un commento, a dire cosa avesse suscitato in me e cosa ne pensassi (e questo non perché il libro non sia chiaro o non lo sia il suo messaggio. Ma perché, a volte, quando leggi qualcosa che ti tocca -per cose vissute o perché riconosci che sono cose che possono capitare a chiunque- e lo fa in un modo così bello e dolce come in questo libro hai bisogno di far sedimentare, di rifletterci su). Mi sono, quindi, venute in mente tante domande. Alcune a cui pensando, col passare dei giorni, ho trovato una risposta.
Altre che ho formulato all’autrice. Altre ancora che, probabilmente, non possono avere risposta. Di una cosa però ero sicura, il mio pensiero sul libro era positivo.
Il libro è narrato in prima persona con un linguaggio semplice ed efficacie.
Nelle scene c’è un’alternanza tra parti ricchissime di dettagli e parti in cui le circostanze vengono in parte tralasciate e poco approfondite. Sarà che io sono una persona sempre dietro a fantasticare, che mi immagino le vite delle persone che vedo per strada o sui mezzi pubblici, ma leggendo certe pagine ho sentito la mancanza di conoscere più dettagli riguardo i personaggi (amiche e colleghe) che vengono presentati nel libro, così belli, simpatici, interessanti in quel poco che viene descritto.
Al contempo, però, ho adorato il modo in cui è rappresentata, ma soprattutto analizzata la figura di Vittoria, che grazie al discorso in prima persona riusciamo a conoscere a 360 gradi, in tutte le sue sfaccettature. In lei è presente una “duplice” natura, le due vie che sono presenti nella sua storia, rappresentata anche dalle due facce del racconto: una faccia evidenzia la schiavitù di pensiero a cui Vittoria è sottoposta; questa schiavitù è rappresentata da una figura che ricorre nella sua mente, che la estranea dal suo presente, creando in lei conflitto e impotenza. L'altra faccia è la Via che Vittoria cerca ed imbocca per riuscire a liberarsi da questa sua oppressione. Proprio in questo effetto ho la forza del racconto.
Vittoria è un personaggio fragile ma al tempo stesso molto forte. È un bell’esempio di volontà, di voglia di farcela, di combattere, di riuscire ad evadere, a buttare giù il “muro” che la circonda. E proprio qui si ricollega un altro punto cardine del libro, forse a mia idea il migliore: il parallelismo Vittoria-Berlino, città con un passato ed una storia difficili, con le due parti di sé chiuse dietro a un muro e che però col tempo e con la voglia di lottare è riuscita ad abbattere ricongiungendo tutto, e facendo convivere tutti i suoi aspetti creando una meravigliosa sintonia, e città dove appunto Vittoria troverà proprio il punto di partenza della sua rinascita.
Un inno alla forza delle donne.
Al loro valore.
Al loro non dover mai arrendersi.
Al loro rialzarsi sempre, in ogni circostanza.
Per cui, l’unica cosa che vi posso dire alla fine è LEGGETELO!
Leggetelo, donne, per aiutarvi a scoprire voi stesse, la vostra forza, per non avere paura di ammettere come state, se avete bisogno di staccarvi da qualcosa o qualcuno.
Leggetelo, uomini, per imparare a conoscere le donne, per riuscire a capire tante cose.