Quante volte ci capita che leggendo un'opera di un autore o un'autrice non contemporanea riusciamo ad adattare le sue parole alla situazione che viviamo oggi giorno?
Forse è proprio per questo che certe opere sono immortali, i grandi classici.
Capita, però, che alcune di esse vengano dimenticate per tanti anni, e poi riscoperte a un certo punto da un magnifico lavoro di qualche casa editrice che le rispolvera e le diffonde, dandogli l'importante che si sarebbero meritate anche per tutti gli anni passati nell'oscurità.
Questo è successo con Livia De Stefani, rispolvera da Cliquot Edizioni.
Livia, nata a Palermo nel 1913, fu un soggetto importante nella letteratura del '900. Eppure la maggior parte delle persone, oggi, non la conosce.
Tutte le informazioni sul sito della CE a cui potete accedere cliccando qui.
Nell'opera pubblicata, Viaggio di una sconosciuta, scritta negli anni '60, ci sono tre parti.
La prima, quella che più mi è arrivata dritta, a gamba tesa, racconta di una ragazza, proveniente dalla campagna che vaga con una valigia in mano, risalendo dalla sponda di un fiume. La valigia resta sempre chiusa, ma lì dentro c'è il corpo di un figlio appena nato che non voleva. O non poteva volere.
Seguono poi, a questo racconto lungo, una serie di racconti corti e una raccolta di poesie in cui c'è sempre un misto tra mistero, attenzione a sè stessa, inquietudine, il vedere sempre qualcosa dietro qualcos'altro.
Una lettura, quindi, da percorrere attentamente, fermandosi a riflettere su noi stessi, sulla nostra libertà, sulle nostre percezioni.
Linguaggio dritto e potente, che arriva senza barriere, in cui è riposta tutta la voglia di andare avanti, pagina dopo pagina, che esiste.
Un merito enorme, poi, all'illustratore di copertina Riccardo Fabiani, che ci ha regalato questa immagine così evocativa, sognante e al tempo stesso inquietante.
Un merito enorme, poi, all'illustratore di copertina Riccardo Fabiani, che ci ha regalato questa immagine così evocativa, sognante e al tempo stesso inquietante.
Ringrazio la Cliquot, innanzitutto per l'omaggio, e poi specialmente per il lavoro svolto, per non aver dimenticato e per aver dato a tutti l'opportunità di leggere un'opera altrimenti finita nel dimenticatoio immeritevolmente.
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