Lo scorso weekend avevo voglia di starmene sotto la copertina, con un the, e una serie TV. Adoro le maratone, quelle serie che durano per 15 stagioni, che ci metti 8 mesi a recuperarle tutte.
Eppure, reduce dalla fine della mia ultima maratona, non sapevo cosa iniziare, e per temporeggiare ho deciso di mettere play, un po' a tempo perso, a una serie che si è rivelata (oltre che molto bella), spunto di molte riflessioni.
La serie in questione è "La regina degli scacchi", composta da 7 puntate della durata di circa un'ora, perfetta per tenervi compagnia per un weekend. Inoltre è basata su un romanzo, pubblicato nel 1983 da Walter Tevis, dal titolo omonimo. La potete trovare in streaming su Netflix, dove è stata distribuita nel 2020.

La serie narra di Beth Harmon, la protagonista, che è una bambina prodigio negli scacchi. All'inizio della vicenda Beth ha 8 anni, e in orfanotrofio scopre il gioco degli scacchi, grazie al custode, che le insegna le tecniche, le regala libri su questo gioco, la fa allenare. Siamo negli anni '50, e in queste circostanze le bambine venivano sedate con delle pastiglie calmanti, che Beth usa la notte prima di dormire, perchè le permettono di immaginarsi gli scacchi sul soffitto, e di allenarsi. Qualche anno dopo verrà adottata da una famiglia che inizialmente non approverà questa sua passione. Beth però non la abbandona, grazie ad un prestito e alla sua caparbietà si iscrive al primo torneo, dove da sconosciuta si scontra e batte alcuni dei campioni del momento, sotto gli occhi sconvolti di tutti.
Ed è così che pian piano la sua carriera va avanti, nel tentativo di diventare la più brava, la regina. Ma con una dipendenza da alcol e farmaci che pensa sia necessaria per vincere, per capire come giocare.
Sono molti i temi importanti che questa serie, dietro la trama, tocca:
- La figura della donna, considerata a priori meno brava, meno intelligente, con meno possibilità
- La difficile situazione degli orfanotrofi dei tempi, le condizioni in cui i bambini venivano tenuti a vivere lì
- Il tema dell'adozione, forse poco controllata pur di liberarsi dei bambini; le sofferenze che poteva causare
- La dipendenza, l'incapacità di affrontare la realtà, di prendere in mano le situazioni e viverle senza avere la mente da altre parti
Temi importanti, dolorosi, che meriterebbero pagine di riflessioni. E che si trovano condensati in queste 7 brevi puntate, in un modo sempre pulito, schietto, senza nascondere o addolcire la realtà. Mostrando la brutalità di certi momenti, la realtà nera a cui portano certe strade, il dolore che non lascia una persona.
Io ho inserito il libro nella mia wishlist, nella speranza di trovare tra le pagine riflessioni più dettagliate e con più spunti di partenza per sviluppare mie idee, miei pensieri, ma intanto vi consiglio la visione di questa serie, costruita magistralmente. Una trama lineare, sempre chiara, senza buchi o cose lasciate in sospeso.
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