martedì 26 gennaio 2021

Recensione Backstage di un compositore di F. Frizzi - Graphofeel

 Buonasera lettori e buon martedì!

Torno, decisamente dopo troppo tempo, a parlarvi di un libro che mi ha tenuto compagnia durante le vacanze di Natale.

Si tratta di Backstage di un compositore di Fabio Frizzi, edito Graphofeel e pubblicato ad ottobre 2020.

Probabilmente il suo nome a molti non dirà nulla (a differenza di quello del fratello scomparso, Fabrizio, noto conduttore televisivo), ma questo è un po' il prezzo da pagare quando, nei film, sei il compositore delle canzoni. In questo mondo, Fabio, è un personaggio importante.

Attraverso le pagine di questa autobiografia si scoprono i numerosi volti di un artista, sia a livello personale sia a livello lavorativo.

Scopriamo sin dall'inizio del libro che, in famiglia, c'erano molti presupposti perché la musica divenisse una grande passione, come la nonna e gli zii appassionati d'opera e di corali. Un oggetto importante, per l'infanzia di Fabio, fu un mandolino, regalato dal nonno al padre e che Fabio, ancora oggi, conserva. In più in casa c'era una collezione di dischi. Un punto di partenza, però, fu uno spettacolo musicale a scuola, per cui Fabio venne scelto come direttore. 

Il tempo per la musica, però, sembrava non esserci. Fabio faceva ben due sport tra cui il nuoto, iniziato ad otto anni e di cui era molto appassionato. 

Soffrendo, però, di asma fu costretto a smettere, ritrovandosi ad avere tantissimo tempo libero da impiegare, senza nessun modo per farlo. Tutto ciò finché non iniziò a studiare chitarra e così entrò definitivamente in questo mondo che non ha più lasciato.

Ho apprezzato veramente tanto gli aspetti umani e personali rappresentati nel libro, narrati in prima persona e con l'ammissione, riportando le parole usate da Fabio Frizzi:

Mi sembra strano. Molto strano.

La decisione di raccontarmi va un po' contro la mia natura. Certo, quando si sta in compagnia, con gli amici, durante una prova, a cena in famiglia, i racconti fanno parte della normalità. [...]

Ma io amo il basso profilo. E quando mi è venuta l'idea di ripercorrere la mia storia, il mio rapporto con il lavoro, con la mia piccola passione, con il virus che ho contratto da piccolo e dal quale non sono più guarito, l'ho ricacciata tante volte nel profondo.

Di solito, si conoscono sempre gli artisti in qualità di artisti, e sempre poco dal lato personale, per cui a mio parere, questo mettersi a nudo, anche con qualche difficoltà, è un valore aggiunto - e notevole - del libro in questione.

Da quelle lezioni, poi, Fabio non si è mai fermato, lavorando con maestri importanti, di cui aveva ammirato il lavoro in precedenza. 

Come leggiamo nella prefazione di Vincenzo Mollica, il lavoro di Fabio Frizzi, è davvero importante. Per un compositore, nelle colonne sonore, non è abbastanza comporre buona musica. Serve, infatti, musica vera, pura, sincera (e quindi, queste sono caratteristiche che devono appartenere all'artista), in grado di emozionare e di trasmettere all'ascoltatore messaggi veri, corrispondenti al messaggio che l'opera per cui si è composta la colonna sonora vuole trasmettere. 


Non si ferma però solo a una storia personale. Infatti attraverso le pagine, attraverso la narrazione totalmente coinvolgente, che invita il lettore a sognare, a viaggiare con la mente, ci viene proposta anche una storia della musica del cinema, dei principali rappresentanti della categoria con cui ha lavorato (per citare i forse più famosi Carlo ed Enrico Vanzina), dei lavori svolti da Frizzi, tra cui vanno ricordati, tra i più importanti Fantozzi, I quattro dell'apocalisse, Sette note in nero (che venne inserito, da Tarantino, in Kill Bill).

A fine anni '80, Frizzi, brulicava di idee, prima tra tutte quella di avere un'orchestra propria. Ideò così uno spettacolo, in cui cantanti tenori si sarebbero avvicinati al genere pop. Inoltre aveva un'altra idea spettacolare, quella di realizzare uno spettacolo con musiche realizzate per il cinema dai più grandi compositori, quali Morricone o Piovani. 

Davvero enorme, ed espressa benissimo nel libro, la passione che Frizzi mette nel suo lavoro, nella musica.

Tanto da stilare, nel suo quotidiano a riportata tra le pagine, una lista di promemoria che lui chiama "I Dieci Comandamenti per il compositore". Il più curioso, per me, è il primo, "non innamorarsi mai del proprio tema" - perché, come egli stesso spiega, si tratta di un prodotto da attribuire a un film, che deve piacere a tutti. Le passioni di tutti vanno messe davanti a un amore personale -. 

Ora però la smetto di parlare o rischio di raccontarvi tutto!

Però, voi, potete (e dovete) acquistarlo. 

415 pagine che vi faranno appassionare alla sua storia e al suo lavoro.

Vi lascio, cliccando QUI, il sito della casa editrice, dove potrete trovare tutte le informazioni.

A presto!

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