Che la Di Pietrantonio sapesse arrivare dritta allo stomaco, come un pugno che fa tanto male ma che al tempo stesso ti rende capace di aprire gli occhi su aspetti e cose che non riuscivi a vedere, l'avevo già capito quando per la prima volta, anni fa, mi sono trovata immersa nelle sue parole tra le pagine de L'Arminuta.
"L'età fragile", uscito a Novembre 2023 per Einaudi, e candidato al Premio Strega 2024, ne è stata solo un'ulteriore conferma.
Anche stavolta, a un suo libro, mi sono approcciata totalmente con gli occhi bendati, senza avere idea dei temi che trattava, della trama, dei personaggi. E anche stavolta è stata una sorpresa immensa.
Lucia, la donna protagonista del romanzo, ha una storia in parte tormentata alle spalle. Una notte, quando era solo una ragazza, si è salvata per caso e per una coincidenza da un terribile omicidio che ha sconvolto la zona di montagna e i suoi abitanti dove Lucia è cresciuta, dove abita ancora suo padre, dove ha ancora i terreni, e dove ci sarà per sempre una parte della sua storia. Sua figlia Amanda, a inizio pandemia, è una di quelle ragazze che ha preso gli ultimi treni in partenza da Milano per il sud, correndo e lottando, ed è tornata a casa con gli occhi tristi e una vita spenta, senza nessuna voglia di fare. Lucia cerca un modo per aiutare Amanda, che però è distante, non parla, non esce dalla sua stanza. Finché non sarà proprio quel passato, quel terreno da cui Lucia voleva staccarsi, a trovare un punto di incontro tra madre e figlia, che nella lotta contro la speculazione edilizia in territori protetti trova di nuovo una luce e qualcosa per cui lottare, dopo che Milano l'aveva spenta.
Amanda è scappata da casa, da quella realtà che per lei non era niente, per fuggire a Milano, che vedeva come il tutto. Mi sono rivista tanto in lei, per più motivi. Sono scappata una prima volta, ormai 8 anni fa, e poi sono tornata a casa durante il lockdown, giusto due giorni prima delle chiusure. Per tanti aspetti ho vissuto tragicamente ciò, ma è anche stato il periodo in cui ho riscoperto tante cose. Che mi hanno fatta stare bene. Poi appena possibile sono scappata di nuovo, a Milano anche io. E mi sono ritrovata soffocata in una realtà nuova. Che alcuni giorni è il tutto, davvero. Mentre altri è solo tutto ciò che non vorrei. Amanda ha vissuto un episodio che l'ha segnata fortemente a Milano, che non l'ha lasciata essere la ragazza che era fino a quel momento. Ha perso la sua spensieratezza, la sua voglia di fare, di studiare, di essere felice. Ed era sola, completamente. Avrei voluto entrare nelle pagine e abbracciare quella ragazza, dirle che non era sola, anche se la frenesia di queste strade le davano questa impressione. Che non doveva essere la tremenda bruttezza e cattiveria di quell'episodio a farle pensare che fosse tutto finito. E avrei voluto abbracciare anche Lucia, che ha vissuto coi sensi di colpa verso Amanda, come che la trasformazione della figlia fosse stata anche colpa sua.
Romanzo potente, ricco di rapporti, perduti e presenti, recuperati, strani, veri. Ricco di nostalgia, di rimpianti, di tristezza. Ricco di ricordi, di traumi, di dolore. Ricco di emozioni, di ogni tipo. Dall'amore, al rapporto genitori-figli, passando per l'amicizia e per la cronaca nera, per il lutto, per lo sgomento e l'incredulità.
Un romanzo che vi farà piangere, poi sorridere, poi avere la pelle d'oca. Poi di nuovo piangere e di nuovo sorridere, magari tra le lacrime.
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