lunedì 27 aprile 2020

Recensione "Nel mio Paese c'era la guerra" edito Graphofeel.

La scuola, quando usata ed organizzata bene, è, a mio parere, uno degli ambienti più ricchi e prolifici che possa esistere. Ciò che esce dalle menti di bambini ed adolescenti è puro. I loro pensieri sono molto spesso puliti, neutri, senza condizionamenti sociali, senza interpretazioni mediate da giornalisti, televisione, persone che vogliono imporre le loro idee e il loro pensiero. 
E' questa l'età, secondo me, su cui bisognerebbe insistere con una didattica giusta, con professori che credono in loro e che hanno le competenze per trasmettere non solo il sapere, ma la passione, l'amore, l'ardore che può essere presente in una disciplina. 

Tutto ciò mi è arrivato nello scoprire il progetto di "Nel mio Paese c'era la guerra. La migrazione umana tra realtà e immaginazione", edito da Graphofeel nell'aprile 2017, di cui potete trovare tutte le informazioni cliccando QUI ed accedendo al sito della casa editrice.
A cura di Dario Amadei ed Elena Sbaraglia, il testo è composto da sette racconti, che narrano tre fasi principali del fenomeno della migrazione:
  • l'insieme dei motivi della partenza; perchè gruppi di persone sono alla disperata ricerca di un modo per lasciare il loro paese di nascita, le loro origini, la loro terra?
  • il viaggio, il percorso, spesso difficile e pericoloso, che sono costretti ad affrontare per poter proseguire la ricerca di un posto nuovo.
  • l'accoglienza, le modalità di arrivo in un paese nuovo, con una nuova lingua, una nuova cultura, persone apparentemente diverse con cui vivere; una nuova vita fatta di sogni e di speranze.
Racconti che parlano di ragazzi, che hanno visto troppo presto situazioni che nessuno e a maggior ragione un bambino dovrebbe vivere. 

"In lontananza, lo sparo di un fucile risuonò come un enorme tronco di legno che si spezzava. Khalid, un ragazzo come tanti, saltò sulla sedia in ascolto. Era un suono frequente in quei giorni, ma non riusciva in alcun modo ad abituarsi. Poi ci fu il boato di un'esplosione e i vetri tremarono come se fossero sul punto di frantumarsi."

Storie di bambini pensate, immaginate e raccontate da altri bambini, quelli che hanno lavorato a questo libro. 

Nelle parole che mi sono trovata a leggere ho trovato tanti sentimenti, prima tra tutti l'innocenza di ragazzi che non vedono le diversità. Parlano di bambini, di ragazzi, analizzando semplicemente le loro condizioni di vita, i loro pensieri, le loro emozioni. Raccontano tutte le vicende come che fossero viste coi loro occhi, immedesimandosi in quelle situazioni difficili e dolorose che hanno studiato prima di affrontare questo progetto. 

E' stata una lettura ricca, appassionante, piacevole, riflessiva. 
Molto interessanti i contenuti, capaci di far riflettere molto chi legge. Una riflessione introspettiva, perchè il modo semplice e diretto in cui tutto è narrato porta il lettore a proiettare idealmente sè stesso nelle situazioni che si trovano tra le pagine. Lo porta a chiedersi "Cosa avrei pensato a vivere ciò?" "Come avrei affrontato tutto questo?". Domande troppo grandi, domande a cui non si può trovare una risposta, domande che sembrano così lontane da noi ed invece riguardano, probabilmente persone che sono molto vicine alla nostra vita e con cui abbiamo rapporti di lavoro, di studio, di amicizia.. 

Ciò che, però, ho trovato ancora più interessante, è il lavoro che ha portato alla realizzazione del libro. Il lavoro di insegnanti, studenti, ed editore. Un team che ha creduto fortemente in un progetto forse inizialmente in un certo senso rischioso, ma che, a parere mio, ha davvero regalato tanto ed è riuscito nel migliore dei modi. 

A chi lo consiglio? 
A chiunque.  
Ma se penso alla situazione ideale probabilmente penso ai genitori che vogliono affrontare assieme ai figli il tema della migrazione. Storie semplici ma efficaci, il libro perfetto per questo obiettivo.

venerdì 24 aprile 2020

Recensione "La parte migliore degli uomini" di T. Garcia - NNEditore

Buongiorno a tutti. 

Data la carrellata di recensioni che ho da scrivere (ho letto tanto in questo periodo e ho scritto praticamente nulla) partiamo dai più vecchi, da uno degli ultimi libri che ho letto in treno, quando ancora si poteva prendere!

TITOLO: La parte migliore degli uomini
AUTORE: Tristan Garcia
EDITORE: NNEditore
PAGINE: 279
PREZZO DI COPERTINA: €18.00
PUBBLICAZIONE: Gennaio 2020



Ambientato a Parigi alla fine degli anni '80, "La parte migliore degli uomini" è la storia dei 4 protagonisti, William, appena arrivato a Parigi e alla ricerca di sè stesso e di cosa vuole nella sua vita, Dominique, omosessuale attivista, Jean-Michel, un professore ed Elizabeth, giornalista e narratrice delle loro vicende. Due coppie, William e Dominique e Jean-Michel ed Elizabeth, che sono amanti. 

Il tema cardine del romanzo è l'omosessualità legato alla scoperta e al diffondersi di una nuova malattia, l'HIV. E' infatti negli anni '80/'90 che avviene la scoperta (nel 1981 negli Stati Uniti) di questa nuova malattia che si diffonde in tutto il mondo. E' questo aspetto che modifica la storia dei personaggi. Infatti il rapporto tra Dominique e William è segnato da ciò: il primo è convinto che bisogna difendersi dalla malattia mentre il secondo gli si contrappone, preferendo un rapporto totale senza protezioni. Per questa posizione William verrà "etichettato" come personaggio vuoto, ed egli, anzichè prenderla male, ne farà il proprio marchio, la propria caratteristica. 

L'autore, con lo stile di narrazione utilizzato, dona un posto d'onore al lettore, a cui è rivolta tutta la storia anche attraverso frasi direttamente rivolte a un osservatore esterno. 

Ci sono molti punti di forza nel libro:
  • La possibilità da parte del lettore di apprendere, attraverso la vita e le vicende dei quattro protagonisti, la storia politica e sociale degli omosessuali;
  • La restituzione della situazione della società in Francia a cavallo degli anni '80 e '90;
  • La contestualizzazione del periodo storico;
  • La scoperta direttamente dalle parole di dialoghi, interviste o racconti delle vicende che caratterizzano la vita dei 4 personaggi, tutti diversi tra loro;
  • Un linguaggio che -nella sua complessità di temi, vicende, argomenti- risulta semplice al lettore grazie all'utilizzo di una tecnica diretta.


Sarà difficile staccarsi dalle pagine del libro una volta iniziato anche se, almeno nel mio caso, ho riscontrato alcune parti in cui la comprensione non è stata immediata. 
Mi sono trovata, in vari punti a dovermi fermare un istante, tornare indietro, e rileggere qualche passaggio. Ciò penso sia dovuto anche alla mia totale ignoranza riguardo gli argomenti trattati per cui per apprendere certi concetti ho dovuto rafforzare l'apprendimento con una doppia lettura. 
Notevole, comunque, la mole di informazioni che a fine lettura saranno state elaborate e notevole le riflessioni e le diverse tipologie di idee e posizioni che, il racconto coi suoi vari aspetti e con le sue varie posizioni, possono nascere dentro ognuno di noi.

Sicuramente una lettura ricca, ma probabilmente non adatta a tutti.
Adatta a chi ha voglia di una lettura concentrata, di una lettura definibile quasi come studio. Reso più leggero dalla storia romanzata che gli ruota attorno, ma che comunque non la rende una lettura leggera e di puro piacere.

Per cui, se avete voglia di mettervi in gioco, di apprendere tante cose nuove, di fare un viaggio metaforico in una diversa società, in diverse ideologie, in una diversa epoca, credo che questo libro saprà regalarvi davvero tanto.  

lunedì 20 aprile 2020

Rece-film "Pioggia di ricordi" dello Studio Ghibli

Buongiorno a tutti!
E' un po' che qui sul blog, come sugli altri miei profili, c'è molto silenzio.
E' un periodo un po' strano per tutti, la situazione sta iniziando ad essere pesante ed ognuno di noi cerca modi per rendere il tempo libero il più proficuo possibile. Io sto leggendo tanto, ma ne sto approfittando anche per vedere serie TV e film, come vi dicevo qualche giorno fa su instagram.

Mi sono decisa, finalmente, ad ampliare la passione per la cultura giapponese che da un po' è nata in me anche alle produzioni cinematografiche, così l'altro giorno mi sono approcciata allo Studio Ghibli con "Pioggia di ricordi", di cui oggi vorrei dirvi qualcosa.

Innanzitutto vi svelo che prima di scrivere questo articolo ho studiato un po' la storia, perché non conoscevo assolutamente nulla e ci tenevo a contestualizzare con voi un po' il tutto.



Lo studio Ghibli (pronunciato Gibli in italiano) deve il suo nome a un termine usato durante la Seconda Guerra Mondiale per indicare un vento caldo nord africano da parte dei piloti di aerei italiani. Miyazaki ne era a conoscenza:

"FACCIAMO SOFFIARE UN VENTO CALDO
NEL MONDO DELL'ANIMAZIONE GIAPPONESE!"

Fu fondato nel 1985 da Hayao Miyazaki e Isao Takahata e dalla società che, assieme a loro, aveva prodotto "Nausicaa. Della valle del vento.". I due registi si conoscevano. Avevano lavorato insieme per vari progetti televisivi ma ad entrambi quel mondo andava stretto. Sognavano in grande, sognavano di andare oltre e avevano ambizioni, come il comunicare agli spettatori temi più profondi e toccanti. Così, insieme, decidono di aprire uno studio proprio e di creare un film, ma senza troppe speranze per il dopo. 

Il primo film funziona e così decidono di procedere con la produzione. Non sempre, non con ogni film riescono ad ottenere il successo sperato e quindi l'incasso sperato, ma una caratteristica dello studio è proprio quella di mettere davanti la produzione rispetto ai soldi. 

Con "Pioggia di ricordi" (Only yesterday), uscito nel 1991, lo studio compie parecchi passi avanti. La produzione avanza e viene perfezionata, così che aumentano gli stipendi e i costi di tutto e quindi, per garantire incassi che possano coprire le spese, si avvia una produzione continua. 



Pioggia di ricordi è ambientato ad inizio anni '80. La protagonista, Taeko, lascia per le vacanze la sua vita cittadina per andare in campagna, a casa di Toshio. La campagna è sempre stata un'ambiente ambito da Taeko, sin da quando era bambina e sentiva le sue compagne di scuola parlarne. E' con questo ricordo che inizia una serie di flashback che contrappongono la Taeko quasi trentenne alla Taeko delle elementari, contrapponendo la libertà di passare le vacanze a lavorare in campagna del presente all'impossibilità di prendere decisioni sulla propria vita, i propri gusti e le proprie volontà a causa delle imposizioni dei genitori e delle sorelle maggiori del passato.   

La narrazione è basata su elementi reali, fatti possibili nella vita di persone comuni. Non ci sono elementi magici, fantastici o surreali. Anzi, l'elemento su cui poggia tutto è la psicologia della protagonista, di Taeko, fatta di decisione, di sogni, di ricordi ma anche di paure, fragilità, ferite. Attraverso questo viaggio interiore passato, presente e, in un certo senso, anche futuro, la psiche viene analizzata in vari aspetti -lavoro, gusti, possibilità, società, rapporti con gli altri, istruzione- che a Taeko non erano mai stati così chiari come in quei giorni. 

Ciò che è arrivato a me, spettatrice senza conoscenze nell'ambito è stato un senso di smarrimento e di ricerca di sè stessi. Taeko, attraverso il ricordo di lei bambina in situazioni in cui ha avuto a che fare con temi importanti per la psiche di una ragazzina -la prima cotta, il primo ciclo mestruale, la voglia di seguire l'esempio delle sorelle maggiori per non essere considerata come una bambina-, mi ha comunicato la volontà di trovare un perchè alla Taeko presente, adulta. Un'analisi del passato, del modo in cui è stata cresciuta, dei modelli che ha avuto, di come ha affrontato certi momenti per capire come, a quasi trent'anni, vive certe situazioni. 



Sarà utile questo viaggio interiore, questo viaggio mentale? 
Credo di sì, credo che a Taeko abbia fatto bene ripercorrere la sua infanzia in quel determinato momento, in campagna e con persone che l'hanno accolta amorevolmente. 
Come tutto ciò si ripercuoterà nel futuro di Taeko?
Guardate il film per scoprirlo, penso che non ve ne pentirete!




P.S. Chiedo scusa alla mia amica M. per aver parlato di film senza averne le competenze, ho seguito il tuo consiglio di scrivere ciò che mi è arrivato!