Ogni anno, in questo periodo, cerco sempre di fare almeno una lettura a tema.
Perchè sento il bisogno di "vivere", attraverso le pagine e le parole di chi ha vissuto quella parte di storia, la loro esperienza.
Mi è difficile parlarne, poi, in realtà. Perchè sono temi difficili, da affrontare e da elaborare. E perchè continuo a chiedermi, vedendo la realtà storica di oggi, 2024, a cosa serve quella frase tanto famosa che a scuola ci hanno ripetuto mille volte.
"Studiare la storia serve a non ripetere nel presente gli stessi errori fatti nel passato."
Perchè quegli errori, oggi, continuano ad essere fatti. In altri luoghi, per altri motivi, da altre persone. Ma sempre con lo stesso obiettivo, sempre con la stessa crudeltà, sempre con lo stesso risultato. Morte e dolore.
Quest'anno ho deciso di affrontare due letture molto diverse tra di loro, seppur sullo stesso tema.
La prima di esse è "Per questo ho vissuto" di Sami Modiano.
Titolo: Per questo ho vissuto. La mia vita ad Aushwitz-Birkenau e altri esiliAutore: Sami Modiano
Pubblicazione: 2014 per Rizzoli
Pagine: 216
Prezzo: €11,00
Sinossi: "Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo.". Come tanti sopravvissuti all'olocausto, per molti anni Sami Modiano è rimasto in silenzio. In che modo dare voce al dolore di un'adolescenza bruciata, di una famiglia dissolta, di un'intera comunità spazzata via? Nato nella Rodi degli anni '30, un'isola nella quale ebrei, cristiani e musulmani convivono pacificamente da secoli, Sami non conosce la lingua dell'odio e della discriminazione. Ma quando le leggi razziali colpiscono la sua terra, all'improvviso si ritrova bollato come "diverso". E a tredici anni, nell'inferno di Aushwitz-Birkenau, vedrà morire familiari e amici fino a rimanere solo al mondo a lottare per la sopravvivenza. [...]
In questo testo autobiografico, Sami ci racconta la sua vita. E la sua versione degli avvenimenti storici, Versione mediata dagli occhi di un bambino si, ma non troppo piccolo da non accorgersi cosa stava succedendo. Da un giorno all'altro, a tredici anni, si trova in una realtà completamente capovolta. Si trova deportato in un campo di lavoro, dove vede morire, uno alla volta, tutti i suoi affetti e le sue conoscenze. Pensa di arrendersi, e poi, ogni volta, viene salvato o graziato. Ce la fa ad uscire. Ma la sua vita è destinata ad essere tormentata. Non torna al suo paese, non ha nessun motivo per farlo, non c'è più nessuno, e forse non vuole neanche. Ma i soldi non bastano mai, e quindi va alla ricerca di parenti lontani, in Africa, dove, un'altra volta vivrà una situazione di esilio, in cui gli viene tolto tutto ed è costretto ad andarsene. Sami tutte queste cose non le racconta mai, gli fa male, non vuole dirle ad alta voce. Ma poi, un giorno molti anni dopo, rincontra uno degli amici che aveva conosciuto ad Aushwitz, che da anni fa progetti con le scuole per raccontare ai più giovani quell'orrenda storia. Per sensibilizzare. Per non dimenticare. E allora, decide anche lui, di tornare là, in quei posti che lo hanno segnato così tanto e che gli fanno tornare in mente tanti ricordi, e di iniziare a parlarne, a girare tra le persone.
Una storia difficile, narrata in prima persona e quindi piena di dolore vissuto, di esperienza che è passata sulla propria pelle. Dolore che arriva dritto al lettore, che fa scaturire molte domande, molti "perchè?", a cui la realtà che viviamo oggi, nel 2024, non dà risposte ma, anzi, aggiunge dolore e aggiunge domande.
Della seconda lettura che ho fatto non voglio parlarvi tanto della storia, perchè sono sicura che tutti voi sappiate chi fu Anna Frank. In breve, era una bambina ebrea, che quando le leggi razziali contro essi si fecero più dure, si trasferì insieme alla famiglia ad Amsterdam. Quando la situazione peggiorò ancora, il padre decise di nascondersi, insieme alla moglie, alle figlie, e a qualche amico in un appartamento ricavato da una parte nascosta della sua azienda, dove i lavori vanno ancora avanti e tutti i dipendenti li aiutano procurandogli provviste e generi di sopravvivenza. Alla fine, però, anche loro vennero scoperti, deportati e solo il padre di Anna, Otto, riuscì a sopravvivere.
La storia che è giunta a noi, dagli scritti di Anna, è la storia di quegli anni vissuti nel nascondiglio, durante la quale Anna scrive un diario, come tutte le ragazzine adolescenti.La versione che io ho letto, quest'anno, non è quella integrale, ma quella riportata in fumetto, pubblicata per Einaudi nel 2017. Che, seppur inevitabilmente più breve, condensata, e mancante di alcune parti, è riuscita molto bene (grazie anche al meraviglioso lavoro che l'autore e l'illustratore hanno fatto su questo testo). Scegliere quali parti riportare e quali sacrificare, in un libro del genere, non dev'essere stato semplice. Ma a mio parere il lavoro è riuscito molto bene.
Troviamo, tra queste pagine, diversi aspetti fondamentali che ci aiutano a capire la storia della protagonista, la storia esterna, la vita normale che sognava e voleva vivere alla sua età:
- I tormenti di una normalissima adolescente che usa un diario segreto per sfogarsi. Le liti con i genitori, da cui non si sente compresa, con cui non può condividere quelli che alla sua età le sembrano problemi insormontabili. Le liti con la sorella, di pochi anni più grande, perchè continua a trattarla come una bambina che non sa quali sono le vere cose importanti. I problemi d'amore, la narrazione dei suoi ammiratori prima di doversi nascondere, la cotta e la "storia d'amore" col figlio degli amici di famiglia che stanno ospitando, il tempo che passano assieme.
- Le notizie di cui è a conoscenza che riporta, i motivi per cui non può uscire, per cui devono stare in silenzio, non devono farsi notare e non devono farsi scoprire. Le paure che ha.
- Le sono stati strappati gli anni della sua adolescenza (e tutta la vita che aveva davanti). E nonostante ciò, nonostante volesse continuare a fare le cose normali che potevano fare tutte le ragazzine e le sue amiche non ebree, Anna ha anche dei sensi di colpa. Si chiede se sia giusto, che mentre tutti gli altri ebrei soffrano, lei possa dormire in un letto caldo e avere una cena attorno a un tavolo con la sua famiglia.
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