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"Tutto il bene, tutto il male" di Carola Carulli - Salani Editore

 Mi sono rifugiata in una felpa gigante, in cui rannicchiarmi.

Mi sono rifugiata in un the bollente e in un biscotto spezzato. L'unico rimasto ancora dentro il pacchetto, perché ho la mania di mangiare prima quelli rotti, poi, una volta finiti, quelli interi. 

Mi sono rifugiata in De André, e in quella canzone citata nel libro che per me ha un significato così speciale, così doloroso ma anche così bello.

Mi sono rifugiata nel silenzio, nei miei pensieri. Quelli che qualche giorno fa mi dicevano che era tanto, troppo tempo, che non trovavo un libro che mi tenesse letteralmente incollata alle pagine, qualsiasi cosa io stessi facendo. Cosa che, invece, con questo libro mi è successa. Perché ieri, correndo tra una metro e l'altra verso le lezioni, già in ritardo, non sono riuscita a staccarmi da quelle parole, continuando a leggere nei corridoi stracolmi di persone che correvano ovunque, alla fermata del tram dove ho cercato un posto all'ombra in cui nascondermi per vederci meglio. 

E mi sono rifugiata qui, un posto in cui ultimamente scrivo così poco. Ma di cui, ora, ho sentito il bisogno.

Mi sono rifugiata qui perché non ho un numero di caratteri limitati, perché posso mettere nero su bianco qualsiasi parola mi venga in mente - anche se per me, esporre questo tipo di emozione, è sempre un gran problema. 

Mi sono rifugiata qui perché da mesi, o forse anni, non mi sento completamente appagata dalla lettura come mi è successo con quella appena fatta, come che mi fosse entrata dentro, come che mi avesse ridato piccole parti di me che negli ultimi mesi ho perso o lasciato andare. Mesi in cui mi sono successe tante cose. Un continuo mare di eventi che mi si è scaraventato addosso come onde in tempesta, le onde di quel mare così presente tra le pagine, elemento costante.

Forse, un po', ho vissuto anche io quella storia, insieme a loro.

Insieme a Sveva, figlia di due genitori troppo diversi da lei. Un padre assente, sempre pronto a trovare scuse per fare altro, per sfuggire da quelle mura in cui non è mai voluto essere. Una madre che voleva crescere Sveva come lei, sempre attenta a seguire le regole, ad un certo stile e tenore di vita. Una famiglia infelice. Senza il coraggio di ammetterlo. Ma figlia di cuore di Alma, la zia materna, così diversa dalla madre di Sveva, così attaccata a quella bambina, ormai ragazza, che si rifugia in lei, nel suo amore e nel suo accettarla, così simili, così vere, così assetate di vita e di sogni. Due donne forti, ma piene di ferite e cicatrici, causate da genitori assenti, e da una vita troppo stretta per loro, destinate ad andare fuori dagli schemi. Anche i rapporti per loro sono sempre una cosa a sé. A partire da quello con nonna Alma, che condivide il nome con la nipote, oltre una somiglianza. La nonna che non ha mai conosciuto, che era una "sensitiva", come la chiama Sveva. Che però è una presenza costante nella vita della nipote, sempre pronta a trovare un modo per esserci senza esserci. Passando per l'amicizia con Dafne, piena anch'essa di ferite e cicatrici, ma sempre pronta a un gesto verso il prossimo. Con il cane Billo, salvato da una vita priva di amore. Arrivando poi a Tommaso, l'amore di Alma, con cui comunica con un codice tutto loro, e che le farà uno dei regali più belli della vita, Leyla. 

Attraverso le pagine si percorre tutta la loro storia, un continuo andare avanti e tornare indietro nei loro ricordi, nelle loro vite. Tutti gli avvenimenti che le hanno segnate, tutte le situazioni che hanno affrontato, tutte le persone che hanno fatto parte, anche se per un piccolo tratto, della loro vita. 

Un filo rosso che le lega, Alma e Sveva, più di un cordone ombelicale. Un filo rosso, voluto e sentito, e non imposto da una legge fisica o morale. Un filo rosso caratterizzato dall'amore, un amore puro per chi sa leggerci dentro, conoscerci, darci le risposte che cerchiamo. Un filo rosso con chi sa anche le cose più nascoste di noi, quelle che abbiamo paura di ammettere anche a noi stessi, quelle che vogliamo nascondere perché si sa, a volte continuare a vivere nell'inganno, senza fare un salto nel vuoto, può essere più semplice.

E invece Alma non ci sta, lei quel salto lo fa, una, due, tre, infinite volte. La sua vita è tutta un salto. Sa che certe cose sono giuste anche se dolorose. Sa che da certe persone bisogna staccarsi, per il proprio bene. Sa che certe persone, in determinate situazioni, vanno lasciate andare, anche se fa un male cane, perché in quel momento, per loro, è giusto così. Sa che ci sarà sempre un modo, rappresentabile in mille modi e in mille cose, per rimanere legato a chiunque, anche quando, a dividere due persone, è la morte. 

Un libro intenso, caratterizzato da un continuo susseguirsi di emozioni diverse capaci di arrivare dritte al cuore del lettore. Sembra una frase banale e fatta, lo so. Ma io quello che ho provato non so spiegarlo, i brividi, certe sensazioni, le lacrime che spingono per uscire, il nodo alla gola, la mente che inevitabilmente viaggia e trova collegamenti tra la tua vita e quella delle protagoniste,... sono tutte cose che, a parole, non si possono spiegare.

Una boccata d'aria fresca, anche se in certi passaggi, facendomi tornare alla mente certe emozioni e certe sensazioni vissute e provate negli ultimi mesi, l'aria me l'ha tolta. Mi sono sentita preda di sentimenti che sono tornati fuori, che io ho magari represso, perché subito ce n'era un altro pronto a riempirmi. 

Mesi frenetici, fatti di pianti -tantissimi-, paure -tantissime-, mancanze, speranze, respiri trattenuti, sospiri, lieti fini -a volte-, partenze, sogni -infranti e realizzati-, nuove realtà, pagine bianche. Tutte cose che non sono riuscita a vivermi a pieno, impegnata a pensare ad altro, a volte. A sentirmi in colpa, per cose troppo grandi o irrilevanti. A rinchiudermi in una bolla, perché in quel momento avevo solo bisogno di vivere il mio dolore a mio modo, di trovare un pezzettino, seppur minuscolo, da cui ripartire. A volte mi è sembrato di averlo trovato, a volte no. Ancora adesso spesso ho dubbi su tutto quello che è successo e che ho attraversato negli ultimi periodi.

Ma di una cosa ero sicura. Avevo bisogno di trovare pezzi di me stessa tra le pagine di un libro, ché io sono sicura che è l'unica cosa al mondo che è sempre davvero in grado di curare, anche se magari solo un pochino. 

E così mi sono rifugiata nelle protagoniste, in Alma e in Sveva. Ho sentito mie le loro cicatrici e ho condiviso le mie con loro, così come ho fatto con le ferite, quelle ancora aperte. Mi sono infilata nel loro abbraccio, così bisognosa di una cura, di un rifugio, di qualcuno che mi capisse e condividesse con me le paure, le colpe, i carichi di cose non mie, i rapporti tossici. 

Così bisognosa di qualcuno che mi facesse capire che i salti nel vuoto servono, sono necessari per poter diventare chi vogliamo essere, per essere felici di noi stessi. 

E che la sensazione di vuoto allo stomaco durante il salto può spaventarci, ma è in quel momento che capiamo davvero quanto lontano possiamo arrivare.

Un grazie speciale all'autrice, Carola Carulli, per avermi regalato le parole che mi servivano, per avermi accarezzato il cuore e non solo, inconsciamente, ma in un modo prezioso. 

Per i dati tecnici del libro vi mando qui, alla pagina della casa editrice, che io in preda alle emozioni non sono in grado di inserirli, ma vi prego, fatevi questo enorme regalo, un gesto d'amore verso voi stessi. Leggete "Tutto il bene, tutto il male". 

"Non mi dimenticate, sarò terra e polvere

e continuerete a camminare sopra di me. 

Quando si alzerà il vento saranno carezze

e quando tornerò sarà una nuova vita ancora."


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