Che Canova sia stato uno degli artisti più grandi mai esistito è risaputo.
Basti guardare, per accorgersene, dettagli di genialità delle sue opere, come il Monumento funebre a Maria Cristina in cui utilizza una cavità buia per trasmettere il viaggio nell'aldilà, la morte come passaggio. O la perfezione dei dettagli, il contrasto tra il buio della morte e lo splendore del marmo bianco, le piccole e fini parti realizzate in oro, la cura e la maestosità delle palme, dei fiori, delle parti più minute e particolari. E questa è solo una delle molte opere che Canova ci ha lasciato.
Ma uno degli errori più grandi che si fa quando si parla di storia dell'arte è quello di ridurre un artista solo al suo lavoro e alle sue opere, senza mai curarsi della sua storia, della sua vita, di ciò che è stato al di fuori del campo artistico. Ed è per questo che quando trovo libri che si concentrano su questi aspetti (deformazione da aver compiuto studi nel campo, ma anche tanta passione) impazzisco di gioia e di voglia di leggerli.
Graphofeel, grazie anche allo splendido lavoro fatto dall'autrice, Maria Letizia Putti, mi e ci ha fatto questo stupendo regalo. Il poter scoprire la vita e la storia di Antonio Canova.
Non si tratta di una biografia, ma piuttosto di un romanzo con al centro lui, lo scultore conosciuto per le sue opere, e mai per la sua persona.
Se ci pensiamo un attimo, infatti, conosciamo cose di altri artisti. Conosciamo la vita travagliata di Van Gogh, di Caravaggio. Conosciamo la storia dello stupro di Artemisia, le difficoltà di Frida. Conosciamo la pazzia di Dalì l'ossessione per la luce e l'aria aperta di Monet.
Ma si parla sempre e solo di Canova, e mai di Antonio.
Qui, invece, la presenza di Antonio è dominante. Antonio con le sue emozioni, i suoi sentimenti, le sue paura, le sue fragilità.
Un perfetto equilibrio tra tutti questi elementi, con una cornice fatta di storia, perché come in ogni vita, le condizioni storiche in cui si vive influenzano la persona e l'artista.
Racconti privati, di infanzia e teneri. Molto particolare è il racconto della prima notte che Antonio passa fuori casa, nel laboratorio del Torretto, dove va per apprendere il mestiere. Antonio è agitato, non riesce a dormire. Ha freddo, ma non è questo il problema. Antonio, solo bambino, ha bisogno di qualcuno, ha paura.
E questa paura, questi sentimenti così intensi, lo accompagneranno per tutta la vita.
Infatti, nonostante la meravigliosa carriera, nonostante fosse ingaggiato dalle personalità più importanti dell'epoca, come il papa, Antonio non ha mai smesso di essere umile, disponibile ad aiutare il prossimo, timido, non avvezzo alle attenzioni che l'essere l'artista del periodo gli portava.
Tramite documenti storici, testimonianze (anche dello stesso Canova), documenti riguardanti soldi (uno degli elementi che ci permette maggiormente di avere informazioni su artisti lontani, in ogni caso), corrispondenze, Maria Letizia Putti (autrice anche del meraviglioso libro su Luisa Spagnoli di cui vi ho parlato tempo fa) ci rende un'immagine a 360 gradi della persona e dell'artista, permettendo al lettore di vivere l'atmosfera e il clima del XIX secolo, tra ambienti aristocratici, papali, artistici ma anche tra le vicende storiche e tormentate del periodo.
Per avere più informazioni e acquistare il libro, disponibile in ebook e cartaceo, vi lascio, cliccando QUI la pagina della casa editrice.
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